Novembre 2023 Dicembre 2022 |
Automata nelle classi 2022 - 2023 Istituto Comprensivo di Fara Sabina Laboratori condotti da Marina Gigli |
Aprile 2023 |
Morlupo - Palazzetto Borghese "Il Segreto del movimento" e il "Teatro Meccanico di Fortunato Depero" |
Marzo 2021 |
Corriere della Sera - Roma - Cultura & Tempo libero https://roma.corriere.it/notizie/cultura_e_spettacoli/21_marzo_14/automi-lunga-vita-bambole-meccaniche-giocattoli-d-arte-176f567a-8423-11eb-ae38-084646f2f8da.shtml La lunga vita degli automi di Federica Manzitti |
Marzo 2021 |
Gli Automi del Modern Automata Museum al Teatro Unione di Viterbo https://www.teatrounioneviterbo.it/automi-16-24-09-2021/ |
Dicembre 2020 |
Museo Internazionale delle Marionette Antonio Pasqualino 45° Festival di Morgana https://www.facebook.com/MuseoMarionette/videos/automi/396137875061053/ Presentazione del Volume "Automi" Intervista di Gianmauro Costa a Guido Accascina - Video |
Novembre 2020 |
Automata Magazine www.automatamagazine.com Once Upon a time - The story of a book Mark Horowitz |
Ottobre 2020 |
Orvieto News https://www.orvietonews.it/cultura/2020/10/08/pomeriggio-tra-automi-marionette-e-teatrini-meccanici-ispirati-ai-balli-plastici-81803.html Pomeriggio tra automi, marionette e teatrini meccanici ispirati ai balli plastici di Depero
La presentazione in anteprima del piccolo teatro meccanico ispirato a "I
balli plastici di Fortunato Depero". Un laboratorio di costruzione di
automi per bambini dai 10 anni ai 14 anni, aperto ad un massimo di dieci
partecipanti. E ancora la presentazione di "Automi" di Guido Accascina, il
primo libro completo su questo argomento edito in Italia, che ripercorre
la storia di queste invenzioni e dei loro autori, dall’Egitto dei Tolomei
ad oggi, con una descrizione dettagliata di vari progetti. C'è tutto
questo nell'originale pomeriggio promosso dal Modern Automata Museum in
collaborazione con il Comune di Viterbo e ATCL circuito multidisciplinare
del Lazio sabato 10 ottobre a partire dalle 15 nel Foyer del Teatro
dell'Unione.
Il Modern Automata Museo è anche un centro di produzione artistica. In
questi anni sono stati realizzati laboratori di costruzione in sede, in
altri musei, in scuole e in biblioteche, per ragazzi e adulti o per
artisti che dopo una visita al museo vogliono costruire un proprio automa.
Attraverso i corsi il museo intende trasmettere ai partecipanti conoscenze
letterarie, artistiche e scientifiche, creando e raccontando storie i cui
protagonisti vengono messi in movimento.
Gli automi costruititi in questi corsi sono piccole sculture meccaniche,
realizzate in cartoncino e in altri materiali di uso comune, come
cannucce, tappi, fogli di gomma, stecchini, colle e colori. Un dispositivo
di comunicazione innovativo a misura dei più piccoli, molto apprezzati da
questi ultimi e facili da realizzare. Spesso definiti come "sculture
meccaniche che raccontano storie", gli automi sono anche i protagonisti
del libro in cui sono stati tradotti e illustrati nei particolari i
teatrini meccanici di Erone di Alessandria.
Ovvero i primi teatrini meccanici della storia, costruiti ad Alessandria
d'Egitto tra il III secolo a.C. e il I d.C. Durante i laboratori, ogni
partecipante realizza un automa per ogni sequenza della storia raccontata,
dopo aver appreso in modo induttivo le modalità di funzionamento dei
meccanismi. Il processo di costruzione consente ai partecipanti,
divertendosi, di affrontare e risolvere in modo attivo, collaborativo e
creativo una serie di problemi teorici e pratici di diverso grado e
complessità.
Il 15 aprile 1918, al Teatro dei Piccoli di Roma, vanno in scena per la
prima volta i “Balli Plastici” di Fortunato Depero, con la scenografia di
Depero e Gilbert Clavel. Ad animare gli “Automi” dei Balli Plastici furono
i burattinai di Luigi Gorno Dall'Acqua. I Balli Plastici diedero vita alla
prima ipotesi di un teatro di automi nel teatro d'avanguardia italiano. I
personaggi dei Balli Plastici sono l'Uomo coi Baffi, la Ballerina, i
Baffuti Giganti, la Scimmia, il Gallo, il Gatto, i Topi e tanti altri.
Di fatto, i personaggi dei Balli Plastici sono chiamati Automi ma sono
stati animati come burattini. Il Modern Automata Museum sta studiando e
realizzando, da alcuni anni, gli Automi dei Balli Plastici non più sotto
forma di burattini ma sotto forma di veri e propri automi, realizzando
meccanicamente i movimenti dei personaggi. Gli automi sono tra i pochi
manufatti costruiti dall'uomo capaci di unire in un solo oggetto il
talento artistico, l'inventiva dell'ingegno e un movimento programmabile,
prevedibile e controllabile.
Agli automi sono state affidate, nel corso del tempo, funzioni diverse:
così, oltre che per intrattenere un pubblico, gli automi sono stati usati
per fare, come si direbbe oggi, ricerca e sviluppo in ambito
naturalistico, per misurare il tempo in modo condiviso, per sperimentare
la meccanica e la pneumatica, per personificare gli dei, per fare musica,
per mescere bevande, per predire gli spostamenti degli astri, per mettere
in movimento scene teatrali, attori e a volte il teatro stesso, per
imitare il verso degli animali, per dar vita ai simboli del potere laico e
“Automi” è religioso, per spaventare e intimorire un pubblico.
E ancora per consolare un re intristito o per regalargli dei fiori, per
rallegrare un giardino o una tavola principesca, per servire il tè, per
offrire un dono pregiato ad un sultano, per studiare strumenti e protesi
ortopediche, per contribuire ad affermare l'idea di scienza, per
sperimentare la programmazione e il controllo delle macchine, per
costruire gioielli meccanici, per fare arte, per insegnare letteratura e
meccanica e in ultimo, ma non per importanza, per ironizzare, fantasticare
e giocare. Il volume contiene nuove interpretazioni grafiche e traduzioni
di opere (di) e studi (su) Erone, Filone, Archimede, al-Muradi e al-Jazari
e mette in luce un’innovazione tecnologica contenuta nei teatri di Erone,
primo esempio di un meccanismo che contiene sia la capacità di eseguire
che di programmare liberamente i tempi di una sequenza 0/1.
Una intera sezione del libro è dedicata al Modern Automata Museum, alle
sue collezioni e ai corsi di costruzione per ragazzi e adulti. Durante
l’evento, una copia del libro verrà regalata ai partecipanti al
laboratorio. L'ingresso è gratuito su prenotazione. |
Agosto 2020 |
Il Manifesto Automi di Giorgio Villani |
Luglio 2020 |
Repubblica - Palermo Automi che passione di Gian Mauro Costa |
Luglio 2020 |
Spiel und Kunst mit Mechanik II di Falk Keuten Sfoglia il libro su: https://www.facebook.com/watch/?v=719417622170360 |
Settembre 2018 |
Didattica Luce in Sabina
Guido Accascina: Il Modern Automata Museum
a cura di Andrea Scappa
Guido Accascina, siciliano ’origine, nel 1987 si trasferisce in Sabina e
vi installa il suo laboratorio, dove crea e lavora insieme ad altri
colleghi artisti. La scelta della provincia reatina appare casuale, come
un punto indicato sulla cartina coprendo gli occhi. Accascina è in moto
con un amico quando con la coda dell’occhio scorge un cartello “affittasi”
tra gli uliveti. Si fermano, scendono e “inciampano” nel Castelletto di
Vezzano, a Montopoli di Sabina, che la signora Fiori, la proprietaria, dà
in locazione. Da quel momento la sua terra d’adozione diventa la Sabina
che gli ricorda molto la Sicilia, se non fosse altro che per la ricchezza
di acqua e il verde imperante.
Accascina, in passato costruttore di barche a vela optimist per bambini,
con una laurea in ingegneria, un passato professionale in una veleria a
realizzare vele e aquiloni, nel 2001 decide di ristrutturare la stalla del
castello per farne la sede del Modern
Automata Museum. Modello d’ispirazione è il Cabaret
Mechanical Theatre di Londra che dieci anni prima aveva stregato Accascina
perché gli appariva come «L’Aleph di Borges, cioè un posto molto
piccolo da cui però si poteva osservare tutto il mondo perché la fantasia
degli artisti di questo museo era veramente gigantesca». Ben descritto
da questa illuminante frase, il Modern Automata Museum riunisce circa
trecento automi commissionati da Accascina a venti artisti, provenienti da
tutto il mondo e che sono i principali costruttori di automi, tra cui
abbiamo Neil Hardy, Keith Newstead, Keisuke Saka, Paul Spooner, Carlos
Zapata.
Accascina ci spiega che gli automi moderni rispetto agli automi del
passato hanno il meccanismo a vista e non imitano la realtà ma la
sbeffeggiano innescando in chi guarda sorpresa, divertimento e
riflessione. Così gli automi, una volta azionati, sprigionano storie
surreali. Un gatto accoglie in estasi i pesci che gli saltano
inaspettatamente in bocca, un ippopotamo sbuca da un albero spiazzando un
cacciatore, un pinguino sviene dopo aver scoperto che il figlio appena
nato è maculato, la mosca da esca diventa pescatore: questi sono alcuni
dei racconti degli automi che Accascina ci mostra.
I materiali utilizzati sono semplici e facilmente lavorabili, legno,
plastica, cartone. La realizzazione degli automi può avvenire o con parti
precostituite o anche con materiali di scarto e riciclo. In questo senso
quando il Modern Automata Museum è stato ospitato al Festival della
Letteratura di Mantova ex flaconi di detersivi e saponi sono stati
ritagliati, assemblati, messi in movimento dall’artista Keith Newstead che
ha tenuto in quel contesto un laboratorio di costruzione di automi. Chi
realizza gli automi deve possedere competenze artigianali, meccaniche e
artistiche. Per costruire un automa occorre conoscere le sette regole del
movimento come le note musicali. La vicinanza con la musica è calzante, se
si pensa che la creazione degli automi è un po’ come scrivere una
partitura ben definita seguendo determinati criteri.
Oggi gli automi del Modern Automa Museum, sfrattati dalla sede museale,
prima dalle scosse del 2016 poi dalle lungaggini burocratiche del post
sisma e dal disinteresse crescente delle istituzioni, come in un
parcheggio-deposito, sono stipati in un magazzino. Sono lì, muti ma
speranzosi, pronti a tornare nel Museo e a essere rianimati dalle tante
persone che vorranno ascoltare le loro storie. |
Ottobre 2017 |
Il Cambiamento https://www.ilcambiamento.it/articoli/ricostruiamo-la-sede-al-museo
Ricostruiamo la sede del Museo!
di Marica Spagnesi
Il Museo degli Automata nel Reatino non ha più una sede, resa inagibile
dal terremoto. E ora Guido Accascina chiede aiuto e lancia un appello.
Il Modern Automata Museum di Montopoli Sabina (Ri)
non ha più una sede a causa dei danni provocati dal terremoto dell'ottobre
2016 alla struttura che lo ospitava. E' difficile adesso trovare uno
spazio adeguato nonostante gli sforzi e le richieste inoltrate a enti e
istituzioni. Tuttavia, il problema della mancanza di spazi in Sabina non
riguarda soltanto questo piccolo e prezioso museo millenario ma coinvolge
tutto il settore della cultura: dalle biblioteche ai teatri, dagli artisti
agli artigiani locali che spesso non hanno la possibilità di esporre le
proprie opere o far conoscere e tramandare il proprio lavoro. La Rete
Cultura in Sabina (Cins) nasce all'inizio del 2016 per offrire
un’opportunità di incontro, conoscenza e dialogo tra le persone che vivono
in questa splendida terra e che si occupano di cultura.
Ne parliamo con Guido Accascina che vive in Sabina dal 1987 ed è
laureato in ingegneria urbanistica e pianificazione territoriale. E',
inoltre, curatore del Modern Automata Museum e autore de “L’economia del
piccolo cerchio” scaricabile dal web all’indirizzo www.piccolocerchio.it
Il museo degli automata non ha più una sede. Che cosa è successo?
La sede del Modern Automata Museum era un posto magnifico, con più di
mille anni di storia sulle spalle, che ha retto con alcune ferite alle
scosse del 26 e del 30 ottobre 2016, ma che non dà la garanzia che ci
siano per il futuro le condizioni di sicurezza necessarie per gli ospiti
del Museo e per noi: abbiamo deciso di lasciarlo.
E adesso?
Adesso il Museo è chiuso e abbiamo trasferito gli automi in un magazzino,
chiusi negli scatoloni. In questi mesi abbiamo provato a chiedere aiuto
per trovare una nuova sistemazione con l’idea, che oggi è attuata con
successo in varie parti del mondo, di una collaborazione tra spazi
pubblici e collezioni private.
Come vi siete mossi?
Ho avuto vari incontri con sindaci e assessori alla cultura della zona:
alcuni erano ben disponibili ma non disponevano di spazi adeguati, altri
avevano gli spazi ma erano meno disponibili. Ho scritto anche al Ministero
dei beni Culturali, visto che loro stessi hanno indicato il Museo come uno
dei tre “luoghi della cultura italiani” della provincia di Rieti, ma non
hanno mai risposto. Stessa cosa con la Regione Lazio, che ha inserito il
Museo nell’organizzazione museale regionale (OMR), premiandolo per la
“migliore gestione” e per le “buone pratiche”: purtroppo nessun tipo di
attenzione, neanche l’offerta di un banale colloquio informale per capire
come stanno le cose e come ricollocare il patrimonio museale.
Che cos’è la Rete Sabina?
Si chiama Cins (Cultura in Sabina) ed è un coordinamento che per ora si
riunisce circa una volta al mese. L’idea è quella di offrire
un’opportunità di base essenziale: la possibilità di conoscersi e
dialogare su vari temi alle decine di persone che si occupano di cultura e
vivono nella nostra zona. In questo senso è preziosa la presentazione che
si svolge all’inizio di ogni riunione e che permette a tutti di dare ed
avere informazioni sugli interessi e la formazione dei partecipanti.
All’interno del Cins stanno nascendo diversi sottogruppi tra persone
interessate a vari argomenti, e che prima della nascita del Cins non si
conoscevano. La Rete serve anche perché alcuni paesi nel nostro territorio
mancano di strutture minime: la biblioteca, il teatro, uno o più luoghi di
formazione permanente. Spesso le iniziative delle amministrazioni cercano
al massimo di attrarre turisti, ma la vera sfida delle "zone interne"
dell'Italia è mantenere e attrarre residenti. E per far restare le persone
a vivere in queste zone occorrono lavoro, servizi, formazione e
informazione.
La rete Cultura in Sabina ha già prodotto dei risultati? Oltre alle iniziative comuni della rete (una giornata di studio sugli ecomusei, un evento culturale e di spettacolo per una giornata intera a Poggio Mirteto), sono già nate delle collaborazioni preziose tra alcuni dei partecipanti. Faccio tre esempi: il primo, un gruppo di artigiani Sabini ha cominciato ad aprire le proprie botteghe il primo sabato di ogni mese, per "mostrare il mestiere" e magari trovare persone interessate a intraprenderlo, e la rete ha amplificato l’evento, con un buon successo. Il secondo: in un paese abbandonato, Montasola, si è partiti riaprendo la biblioteca e formando poi una compagnia teatrale composta dagli abitanti. Un primo esercizio commerciale è stato riaperto, la prospettiva di ripopolare il paese ora è meno remota. Infine, in una zona dove la popolazione è rarefatta e i luoghi sono piccoli, la collaborazione tra le diverse realtà sta consentendo di far circolare una mostra che un artista austriaco (Heribert Wagner) ha prodotto sui temi del terremoto in una residenza artistica a Casaprota, rendendola accessibile a tante persone nel corso di alcuni mesi."
Quanti artisti e realtà artigianali sono presenti nella Rete Sabina?
E’ difficile dare dei numeri, perché la rete è in crescita veloce e molti
dei partecipanti rappresentano associazioni culturali con vari associati.
Alle riunioni partecipano generalmente decine di persone e c'è sempre
qualcuno che viene per la prima volta. La mia sensazione è che, sia
direttamente che indirettamente, Cins stia diventando un luogo d’incontro
realmente efficace per tutti quei sabini che desiderano collaborare per
una migliore conoscenza e vivibilità del territorio in senso lato.
Ci parli dell'ex campo di concentramento presente in Sabina?
L’ex campo di concentramento è un luogo che pochi conoscono, anche se è al
centro della Sabina, nella piana tra Montopoli, Bocchignano, Castelnuovo,
l’Abbazia di Farfa e Fara Sabina. Ha grandi capannoni, diverse strutture
abitative e vari spazi all’aperto. Il campo è del Ministero dell’Interno
che, per quel che ne so, lo utilizza come deposito di vecchie attrezzature
della polizia di stato che lo considera un luogo “strategico”.
Cosa potrebbe diventare?
In Sabina ci sono varie iniziative, culturali e non, alcune giovanili, che
non riescono a decollare per mancanza di spazi gratuiti. Altre sono
diventate troppo grandi per gli spazi di cui dispongono: penso,
naturalmente, al nostro Museo ma sicuramente anche a Lib(e)ri sulla Carta,
che ha un grandissimo successo di pubblico ma soffre per la mancanza di
spazi liberi e adeguati, dove potrebbe espandersi e diventare un volano di
idee come succede ad altri festival della letteratura o della scienza in
Italia e all’estero, che mettono in contatto diretto le migliori menti del
pianeta con le menti giovani dei luoghi dove si svolgono, o al fatto che
in tutta la Sabina non c’è neanche uno spazio pubblico dove poter fare
continuativamente e liberamente teatro o cinema o poesia o danza o lettura
o anche soltanto un’assemblea pubblica se non pagando o chiedendo un
permesso a varie autorità. E non è soltanto il lato culturale e artistico
della Sabina che soffre per mancanza di spazi liberi: anche le attività
produttive avrebbero bisogno di spazi gratuiti dove organizzare libere
occasioni di scambio.
Puoi farci un esempio?
Basta immaginare una serie di incontri pubblici sull’olivicoltura dove
partecipino i produttori, i responsabili mensa delle scuole romane, e i
vari direttori dei consorzi e dei musei dell’olio italiani e le
conseguenze economiche di iniziative di questo tipo. La circolazione
dell’informazione è essenziale per qualsiasi attività e nel nostro
territorio questo non succede abbastanza. Per esempio, un produttore
sabino ha vinto l’anno passato la Golden Medal alla Los Angeles
International Olive Oil Competition. E’ uno dei massimi riconoscimenti
mondiali, ma quanti sanno in Sabina chi è il produttore e quali metodi di
coltivazione sono stati usati? O, ancora, basterebbe pensare a tutte le
iniziative che sono legate alla produzione artigianale in generale o alle
fonti energetiche rinnovabili che si potrebbero realizzare se ci fossero
spazi adeguati liberi.
Cosa intendi per spazi adeguati?
Intendo un spazio gratuito che non sia soltanto il luogo fisico dove
realizzare un incontro, ma sia anche un luogo dove ci sia stabilmente
qualcuno, una persona fisica o più persone fisiche che tengano memoria di
quello che succede qui da noi e abbiano uno sguardo attento su cosa
succede nel mondo e diano la possibilità di mettere in rete contatti e
relazioni tra le persone e tra le idee, dando la possibilità di realizzare
iniziative a chi lo richiede, fornendo tutta la struttura logistica
necessaria.
Che cosa significa ragionare usando il modello della rete?
Ragionare per reti significa usare un modello completamente diverso dal
modello gerarchico a cui siamo abituati, che prevede una stazione centrale
di controllo e una serie di organi specializzati che eseguono le varie
operazioni. Il nostro corpo, ma anche i nostri computer, la nostra
società, la nostra scuola e le nostre aziende sono organizzate così. Il
modello opposto è quello della rete, un modello simile a quello dei
vegetali, su cui è stato modellato per esempio il web, ma anche wikipedia,
che grazie all’essere una rete ha raggiunto in poco tempo vari milioni di
lemmi e che si è dimostrata essere più accurata delle migliori
enciclopedie esistenti. E’ il nuovo modo di concepire molte attività ed è
il modo in cui sta funzionando anche Cins.
Quindi è questa l’idea per l’ex campo di concentramento?
Direi intanto che anche per noi Sabini quel luogo, grande, ben attrezzato
e al centro della Sabina, è un luogo strategico. Sarebbe veramente
importante che al centro della Sabina ci fosse un luogo pubblico e
fruibile, invece che un ex campo di concentramento. L’ex campo di
concentramento, se il Ministero degli Interni lo cedesse alla comunità che
lo ha ospitato per anni, e che potremmo ribattezzare con un nome più
allegro, è uno dei luoghi/rete che potrebbero diventare preziosi per tutti
noi, dai giovani agli anziani.
Quali sono gli altri spazi che in Sabina potrebbero essere usati?
Ce ne sono alcuni in buono stato come il convento di Santa Maria degli
Angeli di Montopoli (6) e altri in stato di abbandono, come la Croce Rossa
di Fara Sabina (7). Sono luoghi grandi, che corrispondono alle grandi
necessità di una vita sociale e culturale che in Sabina attualmente offre
veramente poco e anche quel poco che c’è è legato spesso all’energia di
singoli individui, mentre attività così importanti sarebbe il caso che
diventassero patrimonio della comunità. Per dare un’idea di quel che
potrebbero diventare, proviamo a immaginare un calendario di appuntamenti
annuali creato dalle realtà culturali e produttive della Sabina in un
grande posto, con spazi coperti e scoperti, che abbia anche la possibilità
di ospitare gli ospiti legati agli incontri. Ne verrebbe un calendario
fantastico, ricchissimo di occasioni di incontro e di crescita culturale,
sociale ed economica, e questo cambierebbe la vita a molti di noi,
soprattutto ai più giovani, su tutti i temi più importanti, dal lavoro
alla cultura, dalla socialità alla cura dell’ambiente. Un luogo di questo
genere offrirebbe naturalmente anche varie opportunità di occupazione a
persone che resterebbero in zona invece di gravitare su Roma, e
attirerebbe sulla nostra area l’attenzione di visitatori dalle città
vicine, dando vita a una catena di sinergie positive facilmente
prevedibile. Un luogo di questo genere offrirebbe anche l’opportunità di
distribuire in rete una serie di prodotti artigianali e alimentari sabini
a chilometro zero. Un altro esempio di come si possono vedere le cose in
modo innovativo è la sostituzione del concetto di turismo con quello di
accoglienza, un’idea di Sabin’arte, una delle associazioni che partecipano
a Cins.
Le prossime iniziative?
Il mese prossimo il Museo inizierà una serie di corsi presso alcune scuole
delle provincie di Roma, Rieti e Viterbo nell’ambito del progetto
“Fuoriclasse”. Durante i corsi, attraverso la costruzione di automi, in
modo divertente, passeremo ai ragazzi competenze artistiche, meccaniche
storiche e letterarie. Con un gruppo interno al Cins inizieremo un
censimento delle realtà sabine che si occupano di cultura, ambiente,
società e territorio per verificare se è possibile una convergenza di
interessi su alcuni obiettivi, come quello del grande spazio pubblico di
cui si è parlato prima. |
Dicembre 2016 | Il Cambiamento |
https://www.ilcambiamento.it/articoli/le-sculture-meccaniche-che-raccontano-storie-di-vita | |
Le sculture meccaniche che raccontano storie di vita
Si chiamano automata, sono piccole
sculture meccaniche che raccontano piccole storie. E ne è nato un
museo, grazie a Guido Accascina e a Marina Gigli. Siamo andati a
trovarli.
Intervista a Guido Accascina
Il MAM, Modern Automata Museum,
nasce nel 2001 a Montopoli Sabina (RI) grazie a Guido
Accascina, ingegnere e progettista di aquiloni, e a Marina Gigli, 65 e
56 anni, insieme nella condivisione di questa vera e propria passione
per gli Automata, le piccole sculture meccaniche che, dice Guido,
“raccontano storie e offrono una piccola visione del mondo in un giro
di manovella”.
Ha sempre avuto questa passione, fin da piccolo? E cosa faceva prima
di dedicarsi agli automata?
Sono un ingegnere e prima facevo il progettista di aquiloni. Non ho
avuto la passione dgli automata fin da bambino, li ho scoperti per
caso durante un viaggio a Londra nel 1987. Visitai il Cabaret
Mechanical Theatre dove erano esposti automata di alcuni artisti come
Paul Spooner, Keith Newstead, Neil Hardy e Peter Markey. Da quel
momento mi sono appassionato e ho pensato di creare un Museo degli
Automata in Italia, con opere degli stessi artisti.
Cosa sono esattamente gli automata?
Sono piccole sculture meccaniche in movimento, realizzate in
cartoncino, legno o metallo o con materiali comuni o di recupero come
plastica, carta, bambù, fogli di gomma. Sono un dispositivo di
comunicazione innovativo fatto su misura dei bambini, facili da
realizzare. I bambini ne sono entusiasti perché dopo averli ammirati
possono scoprirne il funzionamento realizzandone uno con le loro mani.
Come è composto un automata?
Negli automata moderni la parte inferiore comprende gli elementi
meccanici mentre la parte superiore è la parte artistica. Ogni
partecipante, durante i corsi di costruzione, crea una serie di
automi, uno per ogni sequenza della storia che vuole raccontare, dopo
aver appreso in modo induttivo la modalità di funzionamento del
meccanismo.
Quali e quanti automata si possono vedere all'interno del museo?
Al momento ce ne sono circa trecento, realizzati da artisti europei,
americani e giapponesi. Cento di questi sono permanentemente
all'interno del museo. Gli altri fanno parte delle mostre mobili e
vengono esposti durante le mostre che realizziamo presso altre
istituzioni culturali. Il museo è inoltre un centro di produzione
artistica. Organizziamo corsi e laboratori, per adulti e bambini, sia
in sede che presso scuole, altri musei o biblioteche.
Qual è l'obiettivo dei progetti che portate avanti e del museo stesso?
L'obiettivo del nostro museo è trasmettere ai ragazzi conoscenze
letterarie, storiche, artistiche e scientifiche attraverso i corsi di
costruzione, creando e raccontando storie i cui protagonisti vengono
messi in movimento. Gli automi sono il mezzo attraverso il quale
esplorare con creatività le arti visive, la letteratura e la
meccanica. Attraverso di essi si offre al bambino un tipo di
educazione basata sul gioco e sulla sperimentazione diretta.
Perché è importante che i bambini conoscano gli automata e il loro
funzionamento?
La maggior parte dei bambini oggi non ha alcuna dimestichezza con i
lavori manuali né ha esperienza di cosa sia la tecnologia e come
funzioni, anche se ne sono circondati e la usano quotidianamente. La
manualità e l'uso di semplici attrezzi non sono più parte delle
normali abitudini delle famiglie e i bambini, quindi, sono spesso
completamente ignari di come funzionino meccanismi anche molto
semplici. Ce ne rendiamo conto durante i nostri corsi. Quando i
bambini vengono a contatto con gli automata e provano a costruirne
uno, si trovano necessariamente a riflettere su ciò che accade
all'interno della scatola e utilizzando attrezzi a loro familiari come
forbici, pinze, tappi, carta, cartoncino e legno sono portati a
risolvere una serie di problemi di diversa complessità, migliorando
sia la propria manualità che le competenze di scienze e matematica. E
lo fanno in modo creativo, attivo e collaborativo. La costruzione di
automata è utile anche
per gli adulti, che trovano un modo innovativo per esprimere la
loro creatività.
Come si svolge esattamente il processo costruttivo?
La costruzione di questi oggetti migliora diversi domini di
competenze. Per realizzarne uno il bambino deve seguire una serie di
attività che comportano vari processi di apprendimento. Facciamo un
esempio: leggere, raccontare ed elaborare una storia, identificare i
punti chiave della storia, identificare le immagini per raccontarla e
definirne una sequenza ciclica, rappresentare i personaggi, i colori,
le dimensioni, identificare i materiali, progettare l'automata,
realizzarne la parte meccanica e assemblarla, testare il movimento e
apportare eventuali modifiche e infine condividere la realizzazione
con gli altri partecipanti ai corsi. Questo lavoro insegna e rafforza
le loro competenze in matematica, arte, tecnologia oltre a stimolare
l'iniziativa e la capacità di socializzazione.
Come viene proposto praticamente il corso?
All'inizio i ragazzi entrano nel museo e vedono gli automata in
movimento. Questo momento significa varcare una porta per entrare in
un mondo sconosciuto e magico. Poi invitiamo i ragazzi a osservarne il
funzionamento. Quando ci spostiamo nella stanza dei corsi mostriamo un
automata con il meccanismo celato e invitiamo i ragazzi a ipotizzarne
il funzionamento in pratica, senza fornire spiegazioni.
Come reagiscono i ragazzi?
I ragazzi raccolgono la sfida, sono curiosi e attenti. Distribuiamo
gli strumenti e i materiali, poi chiediamo loro di iniziare
realizzando la scatola. Qui inizia la prima vera prova perché da un
oggetto piatto devono immaginare la trasformazione di un oggetto
tridimensionale. E' il primo passo per arrivare da soli alla soluzione
di un problema. Questo dà loro fiducia ed entusiasmo.
E poi?
Poi il progetto di costruzione continua. Lasciamo che i ragazzi
trovino le soluzioni da soli o in collaborazione, che si pongano
domande e trovino da soli le risposte. I ragazzi imparano facendo,
disegnando, progettando, sbagliando e modificando, agendo per
tentativi ed errori con continui feedback. Tutti i partecipanti, a
partire dai 7/8 anni in poi riescono a trovare le soluzioni ai
problemi che via via si trovano davanti. Per ogni scena della storia
verrà realizzato un automata e alla fine ogni ragazzo racconterà una
storia mettendo in movimento i meccanismi.
Quali materiali vengono usati?
Per i personaggi e le scenografie, la varietà dei materiali è
infinita. Si possono realizzare con materiale di recupero come i
contenitori di carta e plastica che butteremmo nella spazzatura o che
utilizziamo in casa, ritagli di stoffa, pezzi di legno, pongo, carta,
cartapesta, lattine ritagliate, pezzi di tubi per idraulica. I
materiali domestici vanno benissimo, sono economici e alla portata di
tutti.
Che cosa significa realizzare corsi all'interno di un museo?
Il metodo d'insegnamento museale, dove arte, meccanica, fantasia e
razionalità trovano un momento d'unione nella realizzazione degli
automata, ha trovato riscontri positivi anche in ambito europeo, dove
il progetto “Clohe” proposto dal museo in collaborazione con partner
internazionali, trova attualmente applicazione in varie scuole
europee.
Guido, questo è un mondo fantastico in cui l'ingegneria incontra la
poesia. Possiamo parlare di “ingegneria poetica”?
Non so se si tratta di ingegneria poetica, ma sicuramente l’incontro
di una parte meccanica e di una artistica, in certi casi diventa
qualcosa di nuovo, con un fascino che ancora adesso, anche per me che
faccio questo lavoro da anni, ha qualcosa di misterioso. E’ uno di
quei casi ben descritti dal principio della Gestalt che recita che “il
tutto è maggiore della somma delle parti”.
Come fare per partecipare ai corsi? Basta contattarci attraverso il nostro sito www.modernautomatamuseum.com o per email a info@modernautomatamuseum.com. |
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Aprile 2013 |
E se domani a Romahttps://www.esedomaniaroma.it/2013/04/il-modern-automata-museum-roma.ht Eleonora Spataro
Il Modern Automata Museum a Roma
Riserviamo al weekend una delle nostre tanto amate mostre free. La Sala
Santa Rita tira fuori dal cilindro una delle sue chicche. Questa volta si
tratta della mostra “Il
segreto del movimento. Gli automi del Modern Automata Museum”.
Fino al 27 aprile 2013, 57 piccole sculture meccaniche di legno, di carta,
di metallo racconteranno attraverso il movimento affascinanti mondi in
miniatura: una piccola visione del mondo in un giro di manovella.
Troverete dodici numeri circensi e una selezione dal Modern Automata
Museum di Montopoli di Sabina con creazioni di artisti come
Peter Markey, Paul Spooner, Alessandra Celletti e Keith Newstead. Ci andiamo? |
Aprile 2013 |
RecenSito - quotidiano di cultura e spettacolo https://www.recensito.net/archivio/62-sentieri-dellarte/12863-in-mostra-gli-automi-del-modern-automata-museum.html Maria Allegra Zapponi
In
mostra gli automi del Modern Automata Museum
Ancora fino al 27 aprile è in mostra alla
Sala Santa Rita
di Roma ''Il segreto del movimento. Gli automi del Modern Automata
Museum'', un'esposizione a cura del Modern Automata Museum, che si
trova a Montopoli Sabina vicino a Rieti ed è l'unico museo al mondo a
ospitare la più grande collezione di automi moderni. Per definizione
gli automi sono macchine che si muovono autonomamente (dal greco
automatos: che si muove di propria volontà) e hanno una lunga
tradizione storica. La loro prima comparsa risale all'Antica Grecia:
solitamente si trattava di giocattoli o immagini religiose o strumenti
per dimostrazioni scientifiche che utilizzavano le leggi della
meccanica e dell'idraulica. Nel Medioevo soprattutto gli arabi,
affascinati dalla possibilità di costruire automi con sembianze umane
che creavano per intrattenere i sultani, si cimentarono in questo
sapere artigiano e lo traghettarono fino Rinascimento quando gli
automi tornarono in auge anche nelle corti europee come oggetti
di intrattenimento spettacolare. Pare che anche Leonardo - stando al
Codice Atlantico - avesse progettato un automa soldato. Nel Settecento
fu il boom di questi oggetti, i cui pezzi conservati ancora oggi
testimoniano una fattura al confine tra strumenti di meccanica e opere
d'arte, al punto che persino Tornatore ha voluto recentemente
omaggiare gli automi di
Jacques de Vaucanson
in ''La
Migliore Offerta'' riflettendo su arte creata (o creatura)e
artista rapporto che viene riflesso in quello tra amata e
Pigmalione. |
Aprile 2013 |
Arte.it - The map of art in Italy - Mostre https://www.arte.it/calendario-arte/roma/mostra-il-segreto-del-movimento-gli-automi-del-modern-automata-museum-3448 IL SEGRETO DEL MOVIMENTO. GLI AUTOMI DEL MODERN AUTOMATA MUSEUM
Dal 06 Aprile 2013 al 27 Aprile 2013
Roma
Luogo: Sala
Santa Rita
Indirizzo: via
Montanara
Orari: da
martedì a sabato 11-19
Curatori: Guido
Accascina
Enti promotori:
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Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico di Roma Capitale
Dipartimento Cultura – Ufficio Programmazione e Gestione Spazi Culturali
Costo del biglietto: ingresso
gratuito
Telefono per informazioni: +39
06 0608/ 06 82077305
E-Mail info: g.gnetti@zetema.it
Sito ufficiale: http://www.salasantarita.culturaroma.it
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Novembre 2010
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Rieti in vetrina
Il Modern Automata Museum di Montopoli di
Sabina è stato scelto per la pagina "Buona gestione del mese", nel sito
dedicato ai Musei della Regione Lazio.
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Settembre 2008
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Festival della letteratura di Mantova - www.festivaletteratura.it - autori http://www.festivaletteratura.it/2008/schedaautore2008.php?autid=1699
Guido Accascina, personaggio poliedrico e affascinante,
che ha saputo fare della semplicità un’arte e del gioco uno stile di vita,
realizzando con coraggio un progetto in cui pochi prima di lui si erano
cimentati.
Bibliografia Sintetica
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Febbraio 2008
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Zoe Magazine - zoemagazine.net
Una piccola visione del mondo in un giro di manovella di Alli Traina
In una società che va di fretta, dove non c’è tempo per fermarsi a pensare, dove si vince se si ottiene “tutto e subito” e dove quel che conta è il risultato e non la sostanza, è ancora possibile elaborare un punto di vista personale e “perdere tempo” per sperimentarlo? In altre parole, è possibile ritornare a quel concetto di semplicità che ha in sé tutto lo sforzo e la fatica della complessità? C’è chi alla propria realizzazione ha cercato di dare una forma personale e creativa, affrontando scelte e sfide con l’ironia e la leggerezza di chi sa ancora giocare. Si tratta di Guido Accascina, personaggio poliedrico e affascinante, che ha saputo fare della semplicità un’arte e del gioco uno stile di vita, realizzando con coraggio un progetto in cui pochi prima di lui si erano cimentati. Tutto ha inizio con un pacco che viaggia da San Francisco fino a Palermo: è il 1981, l’Italia e l’America sembrano appartenere a due periodi storici diversi, Accascina è un giovane ingegnere palermitano e quel pacco è indirizzato a lui, da parte di suo fratello. Se fosse la scena di un film, potrebbe farsi un primo piano sul volto del giovane palermitano e seguirne le espressioni che cambiano lentamente mentre apre la scatola: prima non capisce, vede colori e materiali sconosciuti, poi intuisce, si incuriosisce e, quando si ritrova fra le mani un aquilone (di quelli che a Palermo neanche se ne immaginava l’esistenza) ed un catalogo, gli si dipinge sul volto quel “senso di meraviglia” a cui fa spesso riferimento nel descrivere i ricordi più cari che gli hanno svelato nuove emozioni e intensità. Quella scatola non soltanto racchiude un gioco nuovo ma muta sensibilmente il corso della sua vita. Gli viene in mente di progettare, costruire, far volare e vendere aquiloni, il tutto senza intermediari, liberamente - un “one man work” come dice lui stesso - e non si limita ad immaginare questa possibilità, ma la realizza: nasce così Alivola, impresa specializzata nella costruzione e nella distribuzione di aquiloni, giocoleria, giochi d’aria. Sembra che per l’ingegnere palermitano rivoluzionare la propria esistenza seguendo i suoi colpi di genio – così definisce l’idea che l’ha portato a fondare la sua azienda – non sia poi così complicato. La semplicità con cui racconta di avere capito che poteva investire sugli aquiloni in un momento (gli anni 80) in cui in Italia erano pressoché sconosciuti ed in cui non esistevano che pochi libri sulla materia, fa sembrare semplice quello che per la maggior parte della gente rappresenterebbe solo un groviglio di problematiche, limiti imprescindibili ed ostacoli invalicabili. Si mette a studiare le tecniche di progettazione ed il design degli aquiloni direttamente dai cataloghi – le uniche fonti che riesce a trovare - e, vista la scarsità di materiale informativo, decide di scriverselo lui un libro sugli aquiloni che ancora oggi (pubblicato da Stampa Alternativa) è un must per gli addetti ai lavori e non solo. La popolarità degli aquiloni col tempo cresce a dismisura e Guido Accascina ne è oggi uno dei più quotati e stimati progettisti, nel frattempo si è trasferito insieme alla ditta Alivola a Montopoli di Sabina, in provincia di Rieti.La ricetta del suo successo sembra stare nella particolare caratteristica della sua indole che si condensa in quella capacità di stupirsi e meravigliarsi tipica dei bambini. E come i bambini, quando scopre qualcosa di nuovo e affascinante, Accascina la vuole capire, possederne le tecniche e scoprirne i segreti. E’ successo così anche con gli automata, piccole sculture animate in carta, legno o metallo, che attraverso complicati congegni meccanici, realizzano dei semplici movimenti insieme buffi e affascinanti. Guido Accascina li ha scoperti durante una visita al Cabaret Mechanical Theatre di Londra dove sono esposti quelli realizzati dai migliori artisti come Paul Spooner e Peter Markey e da allora non li ha più abbandonati.Li definisce “una piccola visione del mondo in un giro di manovella”, spiegando che “è un’idea che viene spontanea se li si paragona agli haiku giapponesi, che possono definirsi una piccola visione del mondo in tre brevi versi. L’automata compie un’azione che si ripete a ogni giro di manovella e all’interno di questo ciclo si racconta una storia molto semplice e breve che tuttavia, come gli haiku, è preceduta da uno studio e un lavoro estremamente vasto”.Come gli haiku (l’antichissima forma poetica giapponese di tre versi composti rispettivamente da cinque, sette e cinque sillabe) gli automata rappresentano delle immagini, dei movimenti, una visione rapida ed essenziale della realtà, raccontano piccole storie che tuttavia nascondono ed ispirano lunghe riflessioni sulla natura e sulle cose. “Per costruire un automata moderno ci vogliono spesso anni di lavoro: dall’intuizione iniziale al pezzo finito c’è un percorso complicatissimo” spiega Accascina “per questo chi progetta automata elabora quasi naturalmente un diverso modo di vedere la realtà. Si ripensa completamente all’origine delle cose e dei movimenti, si scompongono e si alterano i meccanismi per arrivare comunque ad avere lo stesso effetto visivo: per esempio quando si mescola lo zucchero nel caffè sono coinvolti un centinaio di muscoli, per farlo fare ad un automata, invece, basta mettere un bastoncino sotto il cucchiaino che, in un unico movimento, fa muovere il cucchiaino, la mano che lo tiene e tutto il corpo. Come con gli haiku l’artista deve tagliare, ridurre tutto il più possibile, finché il pensiero complesso si traduce in quei tre piccoli versi o in quel giro di manovella che poi racchiudono tutto un mondo”.Il numero di automata che si possono costruire è potenzialmente infinito, solo per fare qualche esempio: la coppia che si bacia e l’automata che riproduce il movimento delle onde, l’orchestrina, l’elefante che fa un balzo alla vista del topolino, il leopardo che si mimetizza dietro l’erba della savana, la tartaruga che nella celebre corsa supera la lepre avvalendosi dell’aiuto di un’automobile.Gli automata sono delle piccole sfide, c’è chi li compra già “bell’e fatti” e si accontenta di fare girare la manovella ma anche chi sceglie di costruirli a casa, optando per le scatole con gli automata in kit di montaggio.“Si tratta di giochi che hanno poco a che fare col modo con cui si fanno le cose adesso, in cui si spinge un bottone e tutto funziona: sia per gli aquiloni che per gli automata bisogna impegnare la testa, la fantasia, la manualità, le abilità corporee, insomma il corpo e la mente ne rimangono totalmente coinvolti.”.C’è, poi, un aspetto buffo e soprattutto un senso di velata ironia che scaturisce a ogni “giro di manovella” eppure, riflette Accascina, “dove succede questo passaggio nessuno l’ha ancora capito, del resto è la caratteristica stessa dell’ironia: appena uno ne parla, sparisce!”.Nel 2001 Guido Accascina e Marina Gigli danno vita a Montopoli di Sabina ad un vero e proprio museo di automata, il “ Modern Automata Museum” che vanta circa 200 pezzi realizzati da artisti provenienti da diverse parti del mondo (italiani, francesi, tedeschi, giapponesi, canadesi, americani).“Si tratta dell’unico museo” dice ironicamente Accascina “dove non sono gli utenti a muoversi tra le opere, quanto le opere che si muovono mentre i visitatori stanno fermi ad ammirarle!”.Il piacere della lentezza, l’ironia e la semplicità che caratterizzano questi giochi sembra siano contagiosi: pare che una volta “imparato a giocare” non si possa più fare a meno di guardare alle cose in un modo diverso, lasciando che siano le nostre attività a condizionare lo scorrere del tempo e non viceversa.
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Settembre 2006
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Guida ai Musei della Provincia di Rieti
Modern Automata Museum: la meraviglia dell'ingegno a cura di Priscilla Armellin
Presso il Castelletto di Vezzano a Montopoli sabina è stato recentemente aperto al pubblico un Museo dedicato agli automi. la collezione comprende circa duecento sculture in legno, carta , bronzo ed altri materiali, movimentate grazie a congegni meccanici, azionabili a manovella. Le opere, realizzate da artisti stranieri ed italiani, propongono una grande varietà di soggetti e di temi, frequentemente affrontati con spirito ironico. Un importante nucleo è costituito da opere ispirate al tema contro l'idea della guerra". Una parte degli automi è destinata ad un'esposizione itinerante, già ospitata presso molte città italiane e straniere |
6 Agosto 2006
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L'avvenire
Automi, macchine della poesia di Roberto Beretta
Modern Automata Museum : dove potrebbe aver sede un’istituzione del genere: Chicago? Sydney? Berlino? No: sta in fondo a una discesa ripida e sterrata a Montopoli Sabina, a due passi dall’antica abbazia di Farfa, nella ex stalla di un poderoso casale del Duecento. Ma il contrasto prosegue del resto all’interno, dove il visitatore s’aspetta quanto meno dei robot, o comunque marchingegni pulsanti di spie e intrecciati d’elettronica, insomma le solite diavolerie autofacenti chissà che e magari con qualche chip d’intelligenza artificiale celato sotto la corazza hi tech; e invece trova 200 personaggi umili e strampalati, costruiti in carta e legno per lo più, che al top della tecnologia ostentano qualche albero a camme e soprattutto... vanno a manovella! E sarebbero questi gli «automi moderni»?!Eppure, per chi è poeta (e anche un po’ meccanico) la delusione non dura nemmeno il tempo di pigiare il bottone rosso sotto ogni teca ed azionare il motorino – unica deroga alla manualità – che far muovere liberamente gli automi; ed ecco Icaro volare, il Cavaliere Rosso partire al galoppo, un cane che fa surf e il nonno che trotta sulle ginocchia il nipotino: tutte cose affettuose e fantastiche che ormai solo un automa può ripetere all’infinito senza stancarsi. «Gira la manovella, vedrai l’avventura del mondo – e qualche volta anche la tua», ha scritto del resto uno dei 20 artisti di varie parti del mondo che si dedicano (alcuni in modo esclusivo) alla costruzione di «automata moderni» come quelli qui esposti.
Guido Accàscina alla sua manovella ha dato di volta una ventina d’anni fa, decidendo di lasciare la professione d’ingegnere nella natìa Sicilia per intraprendere – primo in Italia – l’attività di aquilonista: già, costruttore di aquiloni. Ma, a fianco del lavoro chiamiamolo "serio" (oggi la sua Alivola fornisce dalla sperduta Montopoli Sabina ben 600 negozi con «giochi d’aria» e attrezzi di giocoleria importati dalla Cina), ha trovato posto da nemmeno 5 anni il museo: l’unico del genere al mondo, eccetto un altro esistente in Giappone. Ce n’era un terzo in verità a Londra, il Cabaret Mechanical Theatre presso il Covent Garden; ma oggi ha chiuso; non prima peraltro di far scoccare la galeotta scintilla per gli ipnotici ingranaggi al turista Guido e alla sua compagna Marina Gigli. Tornati al casolare e accesi di passione per quegli strani oggetti «fatti come noi: con la parte meccanica sotto e quella irrazionale sopra», i due costruirono da autodidatti una sorta di automa autoritratto – due pupazzi che si prostrano davanti a una sedia vuota con la scritta: «Gira 100 mila volte e qualcosa apparirà» – e lo spedirono a Paul Spooner: il «guru» del genere, uno che (tanto per dire il livello intellettuale di questi aggeggi) si è ispirato al quadro del pittore ottocentesco Ingrès «Il bagno turco, per comporre una macchina un pò surreale e un po’ nichilista, nella quale burattini nudi e disarticolati sono sollevatisu e giù dentro una coppa da un asino che gira in eterno la sua macina. Titolo: «Zuppa turca». Insomma, i due italiani conquistavano così il contattoper entrare nel mondo esclusivo degli automata artists. Perché all’estero il genere va forte: e se in Giappone funzionano quelli di carta, da autocostruire, soprattutto nel mondo anglosassone c’è chi campa solo costruendo, esponendo e vendendo questi giocattoli ironici e filosofici, in kit oppure già montati e dipinti. Keith Newstead ad esempio ha venduto ben tre milioni di esemplari dei suoi semplici ma geniali automata cartacei, e un successo in scatola di montaggio ha registrato pure la lignea «macchina delle onde» creata dallo scultore Peter Markey: un marchingegno a manovella che riproduce il moto del mare agitato, con tanto di barchette a cavallo dei flutti, e in alto un gabbiano a volteggiare instancabile. Da Brema invece Walter Ruffler spedisce in tutto il mondo le sue papier maschinen in cartoncino, tra cui una parodia dei «Suonatori di Brema» con l’asino alle tastiere e un geniale «Wimbledon» dove gli spettatori seguono una partita a tennis voltando simultaneamente la testa di qua e di là, di qua e di là... Ma cosa dire delle invenzioni di Rob Ives? Il maiale volante, la mucca che rumina e – magari più surreali – la pecora sciatrice e l’insetto che fa surf sul Web; fino a «Impazienza»: una mano, sempre a manovella, che batte all’infinito il dito indice sul tavolo. difficile spiegare che cosa siano questi oggetti stravaganti (unpoco di più si capisce visitando le animazioni del sito Internet che porta lo stesso nome del museo). «Macchine inutili» alla Tinguely? Sì e no. Specie di carillon ottocenteschi? Gli manca la musica. Marionette a camme? «I burattinai ci chiamano "cugini"», viene in aiuto Accascina. Certo, in un mondo che ormai va tutto a motore, queste sculture meccaniche in movimento sono riproduzioni «creative» di un reale a misura più umana – o anche più animale. Basta ammirare ciò che l’architetto inglese Neil Hardy ha creato dedicando alcuni automi a possibili «scherzi» dell’evoluzione: un ippopotamo che fa capolino dalla chioma di un albero, il pinguino a pois, il pipistrello timido, l’elefante capace di sollevarsi sulla proboscide e persino la pecorella che all’occasione tira fuori dentacci da lupo... Mentre Malcom Brook estende l’ironia al mondo del potere, con un messaggio pacifista: il suo re fa ridicole e sonorissime pernacchie, degli aviatori atterrano senza soluzione di continuità sulla portaerei che è un ferro da stiro. Peccato dunque che adesso un museo tanto originale minacci di chiudere: «La nostra sede è difficilmente raggiungibile – allarga le braccia Accascina – e non ha nemmeno i servizi adatti per accogliere comitive. Abbiamo chiesto al Comune una sistemazione adeguata, ma non ci sembra interessato...». Eppure le possibilità sarebbero molte. Per dirne una, un paio d’anni fa Guido e Marina hanno chiesto agli artisti amici – anche qualche italiano – di realizzare automata sul tema della guerra; hanno risposto in 16 e le loro opere hanno poi girato in mostra in Italia e all’estero (l’ambasciatore di Montecarlo ha persino chiesto un gemellaggio col museo). Uno di questi giocattoli nonviolenti riproduce i passeggeri di un pullman saltato in aria a Sarajevo: giri la manovella e i passeggeri tremano – non si sa se di paura o per l’esplosione. Un altro meccanismo, funzionante a contrappesi, fa alzare un muro invalicabile tra due file di uomini che fino a un momento prima camminavano fianco a fianco. Un terzo artista ha rappresentato un cowboy che fa rodeo a cavalcioni di un missile «intelligente» ma evidentemente impazzito, un altro ancora la colomba che vola affannata in tuta mimetica. Ma in fondo non è nemmeno necessario un messaggio esplicito o ideologico, come nell’ironico automa intitolato «La politica del mercato del lavoro»: un’enorme mano che schiaccia ripetutamente l’operaio... Infatti i bambini delle scuole che giungono fin qui (oppure quelli che ospitano i laboratori in cui s’impara a costruire un automa moderno) capiscono al volo queste macchine della poesia capaci di far volare i draghi e le sirene, di offrire un bicchierino di rhum alla lingua famelica di un formichiere, di riprodurre il paradiso come un gattone acciambellato nelle cui fauci si riversano pesci a ripetizione: si tratta di una «piccola visione del mondo in un giro di manovella». E, a lasciarsi prendere dal gioco, vien quasi da credere che non sarebbe poi così male la vita alla lenta tecnologia del gira e rigira. |
6 Agosto 2006
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L'avvenire
La storia di Roberto Beretta
Dal Pontefice al «Turco» 25 secoli di robot. Il primo automa di cui la storia tramandi il ricordo fu una colomba, costruita in legno da Archita di Taranto, filosofo pitagorico del V secolo a.C.: riempita d’aria compressa, una valvola le permetteva d’innalzarsi in volo a reazione. Qualche secolo più tardi, ad Alessandria d’Egitto, il genio Erone scriveva il suo Automata, in cui presentava tra l’altro un progetto di teatro semovente a contrappesi. L’eredità degli automi passò quindi agli arabi: nel XIII secolo Al Jazari produceva clessidre animate, ma già tre secoli prima papa Silvestro II alias Gerberto di Aurillac (che aveva studiato matematica in Spagna nelle scuole islamiche) era considerato uno stregone per le sue «teste parlanti». Anche Alberto Magno del resto, il maestro di san Tommaso d’Aquino, pare avesse fabbricato un androide semovente. Di origini medievali sono pure gli «jaquemart», gli uomini metallici deputati a battere le ore con un martello negli orologi monumentali. Oltre a Filippo Brunelleschi e a Leon Battista Alberti, il Rinascimento tramanda poi tra i cultori di automi il nome di Giannello della Torre, peritissimo artigiano di Cremona che alla corte di Carlo V costruiva incredibili giocattoli a ingranaggi. Al pieno Settecento fanno data invece le creazioni antropomorfe di Jacques Vaucanson, tra cui uno straordinario suonatore di flauto che fece il giro delle corti dell’epoca; mentre il celebre «Turco», che nello stesso torno di tempo si esibiva giocando a scacchi, era un meschino falso: lo muoveva infatti un "compare" nascosto tra i meccanismi. Ma siamo ormai agli albori del robot; che nasce ufficialmente (almeno come termine) nel 1924, dal ceco Karel Capek: un commediografo però, non un meccanico. |
24 Giugno 2003 |
Rhienische Post
Ein Golfspieler, der die Sense schwingt
Wie niedlich, ein Rodeoreiter. Auf den ersten Blick wirken die mechaniischen Holzfiguren wie siilles Spiellzeug. Erst bei naherem Hinsehen entthiillen die Objekte der Ausstellung in der Johanneskirche ihre schreckliche Doppeldeutigkeit: Der Cowboy reitet Rodeo auf einer Bombe, und das iiber der Landkartedes Irak. "Gegen die Idee des Krieges. Meechanische Skulpturen" - so das Theema der Ausstellung, die 15 Objekte von Kilnstlern aus verschiederien Landern zeigt. Die Objekte nutzen kiinetische Energie, also einfach kurz die Hand vor den Bewegungsmelder halten - und die bunten Holzarbeiten legen los: Wiegen, die wie Grabsteine aussehen, schaukeln hin und her. Ein Golfspieler schwingt eine Sense. Eine Palme schiittelt sich im "Desert Storm", eine Anspielung auf die ameerikanische Militaroffensive. "Die Exxponate beziehen sich zum Teil auf reale Kriege", sagte Superintendentin Sabine Menzfeld, die die Ausstellung er6ffnete. "Beispielsweise auf Afghaanistan und auf den Irak." Ziel der Ausstellung ist es, "den Menschen begreiflich zu machen, das im Kleinen jeder etwas gegen Krieg tun kann", sagte Menzfeld. "Und sie soll zeigen, das Krieg falschlicherweiise bei vielen Menschen mit Sport und Spiel assoziiert wird." . Die Ausstellung "Gegen die Idee des Krieges. Mechanische Skulptuuren" ist noch bis Mittwoch, 30. Juli, im Foyer der Johanneskirche, MartinnLuther-Platz 39, zu sehen.
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5 Maggio 2003 |
Taz
Kinderkrippen im Wind
In der Ausstellung "Gegen die Idee desKrieges" ruchen Krieg und Spielerei dicht aufeinander – und heben sich dadyrch umso kenntlicher voneinander ab Auf den ersten Blick wirkt es wie liebevoll von Hand gearbeitetes Spielzeug: Eine kleine Rakete steht da, langsam offnet sich die Luke, mechanisch. Im RaketennInneraum dann ein durchbohrrtes Herz, das wie ein Motor die Offnung in Gang setzt. Ober dem Herz ist in den Kopfteil der Rakeete der Erdball eingepasst. Malcolm Brook hat diese mechaniische Skulptur gebaut und nennt sie "mechanische Poesie': Sechzehn mechanische Skulppturen von insgesamt vierzehn Kunstlern sind derzeit im Kapitel 8 an der Domsheide zu sehen. Auf Initiative des Modern Automata Museum in Rom wurde die Wanderausstellung mit dem Tiitel "Gegen die Idee des Krieges" zusammengestellt. Der Titel der Ausstellung ist bei allen Exponaaten Programm: Bei Paul Spooner wiegen sich Kinderkrippen im Wind und sind dabei angeordnet wie die Kreuze auf einem Soldaatenfriedhof. Luca de Pascalis Iasst einen Sensenmann mit seiner Sense Golf spielen. Und der Breemer Walter Ruffler setzt einen amerikanischen Munchhausen auf eine Rakete und Hisst dazu "Blowin' in the Wind"von einer Drehorgel klimpern: Krieg und Spielerei rucken in der Ausstelllung dicht aufeinander. Und heeben sich dabei umso kenntlicher voneinander ab. KlI Offnungszeiten: Mo-Fr 12.30 bis 18.30 Uhr, Sa 11-14 Uhr. Bis zum 17. Mai
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4 Maggio 2003 |
Mix
Gegen den Krieg
Im Evangelischen Informationsszentrum »Kapitel 8« ist noch bis Sa. 17.5. eine auBergewohnliche Ausstellung zu besichtigen: »Geegen die Idee des Krieges« lautet derTitel. Zu sehen sind mechaniische Skulpturen aus dem Autoomatenmuseum bei Rom. Im Dezember vergangenen Jahres wandte sich das Modern Automata Museum in Montopoli an KOnstler mechaniseher Skulppturen mit der Bitte, si eh an einer Wanderausstellung zum Thema »Gegen die Idee des Krieges« zu beteiligen. 14 internationale KOnstler stellten ihre Objekte zur VerfOgung. Alle Modelle sind beweglieh und werden dureh eiinen Elektromotor angetrieben. Naeh ihrer Eroffnung im Februar in Rom und ansehlieBender Statiion auf Sehloss NeuenbOrg hat der Bremer AutomatenkOnstler Walter Ruffler die Ausstellung nun naeh Bremen geholt. Mechanisehe Skulpturen sind insbesondere in England verbreiitet und beliebt. Vier bekannte britisehe KOnstler sind aueh in Bremen vertreten: Paul Spooner, Keith Newstead, Peter Markey und Andy Hazell. Die Modelle erzahlen jeweils eine Gesehiehte, fOr die die Bewegung unerlasslieh ist: Wenn sieh bei Marina Giglis Skulptur »The Wall« die Mauer hebt und senkt und somit eine Gruppe von zufallig verteilten Mensehen getrennt odervereint wird, sagt das mehr als viele Worte. Geoffnet ist die Ausstellung im »Kapitel 8«, Domsheide 8, von Montag bis Freitag jeweils von 12.30 bis 18.30 Uhr, samsstags von 11.00 bis 14.00 Uhr.
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24 Aprile 2003 |
Stadt Kuriel
Die Ruhe nach dem Sturm
Im Kapite18 ist auch eine Wanderausstellung des Modern Automata Museum in Montopoli bei Rom zum Thema "Gegen die Idee des Krieges" zu sehen. 14 Kunstler, unter anderem Walter Ruffler aus Bremen, stellten 15 mechanische Skulpturen zur Verfugung.
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13 April, 2003 |
Weser Report
Skulpturen gegen die Idee des Krieges
(eb) Im Dezember 2002 wandte sich das Modern Auutornata Museum in Montopoli bei Rom an uber 20 KunsttIer mit der Bitte, sich an einer Wanderausstellung zum Theema "Gegen die Idee des Krieeges" zu beteiligen. 14 KunsttIer, unter anderem der Breemer Walter Ruffler, stellten 15 mechanische Skulpturen zur Verfugung. Alle Skulpturen sind beweglich und werden durch eirien EIektromotor anngetrieben, der uber einen Beewegungsmeider gesteuert wird. Tritt ein Betrachter vor die Skulptur, setzt sich der Mechanismus in Bewegung. Die Skulpturen sind bis zum 17. Mai im KapiteI 8 zu sehen.
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4 Aprile 2003 |
Bremer Kirchenzeitung
Der Diktator vergiest ein paar Krokodilstranen, wahrend er eine leb~ lose Figur im Arm hall, US-Cowboys reiten auf Flugzeug und Rakete, einè Mauer hebt und senkt sich (Bild unten):, "Gegen die Idee des Krieges" richtert sich die mechanischen SkulptureIÌ, die noch bis zum 17. Mai im evangeliischen Wormationszentrum Kapitel 8 zu sehen sind. Kunstvoll gestaltet und mit bitterem Witz setzen sie sich in Beewegung, sobald jemand vor die Vitrine tritt. Ein eingebauter Bewegungsmellder macht's moglich. Ein gutes Duttzend Kiinstler hat sich an diesem Proojekt des Modero Automata Museum in Montopoli bei Rom beteiligt, darunter auch der Bremer Walter Rufller. Breemen ist der zweite Ort in Deutschland, wo diese verspieltlung zu sehen ist - Montag bis Freitag von 12.30 bis 18.30, Samstag 11 ,bis 14 Uhr im Kapitel 8, Domsheide 8. '
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3 Aprile 2003 |
Bremen Anzeiges
"Gegen die Idee des Krieges" heiBt eine Ausstellung im Bremer evangelischen Informationszentrum "KapiteI8". Bis zum 17. Mai bewegen sich hier 15 Skulppturen aus dem Automatenmuseum in Rom. 14 Kunstler setzten sich mit dem Krieg auseinander und fertigten mechanische Kunstwerke, die uber einen Elekktromotor und Bewegungsmelder gesteuert werden. So werden "intelligente Raketen" scharf wenn man sich nahert oder ein "amerikanisches Rodeo" beeginnt mit einer Bombe als Bulle. Bis zum 26. Aprii kann zudem eine Installation von Gustav Tilmann mit Bildern von Opfern des Irak-Kriegs gesehen werden. Offnungszeiten fUr beide Ausstellungen: Montag bis Freitag von 12.30 bis 18.30 Uhr und sonnabends zwischen 11 und 14 Uhr.
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24 Marzo 2003 |
Wu - Statd Eilmurier
Gegen die Idee des Krieges Wanderausstellung im Kapitel 8 Eine ungew6hnliche Wanderausstellung gegen den Krieg und Fotos aus dem Irakkkrieg sind zurzeit im "Kapitel 8" zu sehen. 1m Dezember vergangenen Jahres wandte sich das Modern Automata Museum in Montopoli bei Rom an mehr als 20 Kunsttler mit der Bitte, sich an einer Wanderaussstellung zum Thema "Gegen die Idee des Krieges" zu beteiligen. Vierzehn Kunstler, unter anderem auch Walter Ruffler aus Breemen, stellten funfzehn mechanische Skulppturen zur Verfugung. Diese sind noch bis Sonnabend, 17. Mai, im Kapitel 8 am Domsshof zu sehen. Alle Skulpturen sind beweglich und werrden durch einen Elektromotor angetrieben.
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21 Febbraio 2003 |
Corriere di Rieti
La storia di R.d.C.
Nel caso in cui a qualcuno venisse voglia di fare un giro tra le verdi campagne della Bassa Sabina e allo stesso tempo avesse bisogno di uno spunto per capire cosa vuol fare da grande, la tappa è obbligata. A Montopoli di Sabina, 40 km dall’uscita A1 per FianoRromano, sorge dal 1981, tra le mura del Castello di Vezzano costruito nel l’IX secolo dai monaci dell’Abbazia di Farfa, l’Alivola, un’azienda, o meglio l’unica in Italia, impegnata nella costruzione e nel commercio di aquiloni. Ma questi, che hanno dato il via all’impresa di Guido Accascina e Marina Gigli, pur essendo le uniche volanti non sono le sole sculture presenti all’Alivola. Dal 2001, l’azienda che già nel 1997 aveva allargato il suo raggio di competenza (trattando la vendita di ed, in alcuni casi, la creazione di articoli del’arte circense e, in tema con il filo conduttore che percorre l’intera storia dell’Alivola, di giochi d’aria) ha dato vita ad un museo di "sculture in movimento". Il "Modern Automata Museum" accoglie infatti oltre 200 automata, questo è il nome delle opere realizzate da artisti internazionali con più materiali e la cui particolarità risiede nell’essere "animate" dai visitatori del museo.
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21 Febbraio 2003 |
Corriere di Rieti
Museo degli Automata, gioielli da non perdere
A completare il quadro di originalità in cui si colloca l’Alivola, è sorto 2 anni fa un Museo degli Automata, sculture di legno, carta o metallo che vengono azionate dal visitatore, premendo un pulsante che ne avvia il meccanismo. L’idea una volta è stata di Guido Accascina e Marina Gigli, in seguito ad una visita fatta al "Cabaret Mechanical Theatre" di Londra in cui, negli anni Ottanta, erano esposti i lavori dei costruttori di Automata. "Alla vista di quelle opere, io e mia moglie abbiamo pensato che non potevano non entrare a fra parte della nostra vita. Così abbiamo preso i primi contatti con gli artisti e nel 2001 abbiamo autonomamente realizzato il Museo". La collezione di Automata, creati da 15 artisti provenienti da ogni parte del mondo, dall’America all’Europa fino al Giappone, è composta da 200 esemplari, 100 dei quali sono esposti stabilmente nella sede di Montopoli, mentre l’altra metà è "racchiusa" in un museo itinerante che gira il mondo. Il "Modern Automata useum" è unico nel suo genere per bellezza ed originalità. Ogni scultura rappresenta un momento della vita, della storia e della fantasia che appartengono sia al mondo umano che a quello animale. Passeggiando tra le sculture può capitare di vedere un nonno di legno che gioca con il nipotino dondolandolo sulle ginocchia al tempo della melodia "Cavallino arrò arrò" o scorgere un gatto di carta che, "cabarettando"con il proprio cibo, si cimenta in un numero degno del miglior equilibrista e così via, per 98 volte ancora. "Alcuni arrivano già montati, per altri occorre invece provedere al montaggio. Per questa fase – specifica Guido Accascina – proponiamo anche dei laboratori tenuti dagli artisti a chiunque volesse intraprendere l’arte degli automata". Attualmente il Museo è impegnato nella realizzazione di una mostra "Contro l’idea della guerra". La decisione di organizzare l’evento è nata nel dicembre del 2002, in seguito all’elezione di Bush junior a presidente degli Stati Uniti. "Ricordo – afferma l’ingegnere Accascina – di aver subito comunicato la mia decisione agli artisti, chiedendo ad ognuno di loro di realizzare un automata contro la guerra. Era venerdì. Il lunedì successivo avevo già ricevuto dei bozzetti a tema". La mostra, composta da 15 pezzi, come spiega l’ideatore, sarà inaugurata oggi al Museo Explora in Via Flaminia 80 a Roma e si protrarrà fino al 2 marzo, inoltre la visita non comporta un costo ulteriore, ma è compresa nel biglietto di ingresso di Explora. "Il nostro obiettivo – continua Accascina – è trasmettere la nostra opposizione alla guerra in maniera universale, è per questo che speriamo che la mostra giri tutto il mondo. Dopo l’esposizione a Roma, partirà per la Germania, al solo costo del trasporto e del montaggio e sarà disponibile per tutte le istituzioni che ne faranno richiesta". Quindi, una rassegna di sculture animate dai visitatori, un pulsante per attivare un meccanismo e un tema, quello della guerra, che con l’interattività che caratterizza gli automata, non poteva sposarsi meglio.
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8 Febbraio 2003 |
Il Messaggero – Rieti
Montopoli: Le invenzioni di Accascina protagoniste al programma Rai Tre "Occupati"
Le creazioni geniali di Guido Accascina protagoniste questa sera su Rai3, nel corso della trasmissione "Occupati" in onda alle ore 20. Nel contenitore di Rai spazio all'iniziativa di Accascina, ingegnere romano trasferitosi a Montopoli, dove ha aperto un'azienda che produce aquiloni e sculture volanti. Un'attività che ha riscosso un tale successo tanto da "scomodare" le telecamere della Rai. Accascina, fra l’altro, ha dato vita all'Automata Museum, esposizione di meccanismi automatici, sempre a Montopoli.
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21 Dicembre 2002 |
Incontri
Automi al Museo Archeologico
Dal 22 Dicembre al 6 Gennaio 2003 (inaugurazione 21-12 ore 16,00) si terrà al Museo Civico la mostra: "Automata al Museo di Magliano Sabina: sculture in movimento " in collaborazione con il Modern Automata Museum di Montopoli. Gli Automata sono piccole sculture meccaniche realizzate in carta, legno, metallo che ~ vengono messe in movimento dai visitatori. La mostra esporrà automata realizzati da giapponesi, statunitensi, tedeschi, inglesi, francesi, canadesi, sudamericani ed italiani. Nelle giornate del 22 e 28 dicembre e 5 gennaio l'artista Luca De Pascalis organizzerà dei workshop dedicati ai bambini maggiori di 7 anni finalizzati alla costruzione di automata. Venerdì, sabato e festivi dalle 9.00 alle 12,00 e dalle 15.00 alle 18,00 altri giorni
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21 Dicembre 2002 |
Il Comune di Magliano Sabina
Gli Automata al Museo Civico Archeologico
Sarà inaugurata il prossimo 21 dicembre alle ore 16.00 nello spazio convegni del Museo Civico Archeologico la mostra degli Automata, organizzata dal Comune di Magliano Sabina in collaborazione con il Modern Automta Museum di Montopoli.
Gli Automata sono delle piccole sculture di legno, carta o metallo che vengono messe in movimento attraverso delle cellule fotoelettriche al passaggio dei visitatori. Essi sono paragonati agli aikù giapponesi e sono definiti "una piccola visione del mondo in un giro di manovella".
La mostra rimarrà aperta dal 22 dicembre al 6 gennaio e coloro ai quali la visione degli Automata susciterà un interesse artistico e uno stimolo alla conoscenza meccanica potranno cimentarsi nella loro costruzione. Sono infatti previste tre giornate di workshop (22 e 28 dicembre, 5 gennaio) finalizzate alla realizzazione di Automata, oltre ad uno shop di vendita di Automata in kit di montaggio.
È di euro 2,00 il biglietto d'ingresso alla mostra, che osserverà il seguente orario: venerdì, sabato e festivi ore 9.00 - 12.00 e ore 15.00 -18.00; altri giorni feriali ore 9.00 - 12.00; il lunedì, il giorno di Natale e il giorno di Capodanno il Museo rimarrà chiuso.
Il Museo Civico Archeologico è situato nel centro storico di Magliano, in Via Sabina 19, ed espone permanentemente reperti archeologici provenienti dalla Bassa Sabina, sia litici che ceramici, databili dal Paleolitico al Medioevo.
L'ingresso al Museo è gratuito e gli orari sono quelli già indicati per lo mostra.
È possibile organizzare visite gratuite al Museo prenotando telefonicamente.
Questi i recapiti utili per informazioni sul Museo e sulla mostra degli Automata: tel. 0744.910001;
e-mail: museo-civico-ms@libero.it
Per informazioni sul Modern Automata Museum www.modernautomatamuseum.it
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20 Dicembre 2002 |
Il Messaggero – Rieti
Magliano Sabina: Automata al Museo di Sergio Silva
Domani, sabato 21 dicembre, alle ore 16, al Museo Civico di Magliano Sabina, sarà inaugurata la mostra intitolata "Automa al museo, sculture in movimento". Allestita grazie alla collaborazione con il Modern Automata Museum di Montopoli di Sabina, la mostra esporrà 44 automata realizzati da artisti giapponesi, statunitensi, tedeschi, inglesi; francesi, canadesi, sudamericani e italiani. I pezzi costituiscono un corpus itinerante che è già stato esposto a Roma e a Modena. Gli automata sono delle piccole sculture meccaniche realizzate in carta, legno,metallo, nelle forme di animali fantastici, draghi, animali veri, cammelli, pinguini, cavalli, persone, che possono essere messe in movimento dai visitatori attraverso delle cellule fotoelettriche. Ogni pezzo, per ragioni di sicurezza, è all' interno di una teca trasparente; ciascun visitatore che lo vorrà potrà dall'esterno. dare vita all'automata. La trasparenza del contenitore permetterà di osservare il meccanismo di funzionamento e i movimenti dell'oggetto. Come, ad esempio, accade allo stupendo batterista che suona il suo strumento come se fosse vivo: gli manca solo la musica. La mostra resterà aperta fino al 6 gennaio 2003. Nelle giornate del 22 e 28 dicembre e 5 gennaio, l'artista Luca De Pascalis organizzerà dei workshop dedicati ai bambini e ai ragazzi maggiori di sette anni finalizzati alla costruzione di automa. Un'occasione da non perdere neanche per gli adulti che, con la scusa di portare i propri figli al museo, potranno. tornare bambini per un giorno; giocando, divertendosi, insomma facendo un tuffo salutare nella loro infanzia. Il costo del biglietto è di due euro e gli orari per visitare la mostra sono dalle ore 9 alle 12 e dalle 15 18.
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6 Novembre 2002 |
Vivo Modena
Piccole sculture in movimento, gli Automata in mostra a Modena
Dal Modern Automata Museum di Roma arrivano in città oltre 50 piccole sculture meccaniche realizzate in carta, legno e metallo. Gli automata moderni – "piccola visione del mondo in un giro di manovella"- uniscono l’invenzione meccanico-ingegneristica all’ironia del fare artistico, muovendo al bello e alla curiosità di conscerne il meccanismo. All’interno dell’originale mostra promossa da Arte al contrario in via Carteria 60/60°, sarà attivo un laboratorio didattico in cui i ragazzi potranno progettare invenzioni meccaniche sul genere degli automata. La mostra, che inaugura venerdì 8 novembre alle 17,30, rimarrà aperta fino al 7 dicembre.
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9 Aprile 2002 |
Topolino
Roma: Alla scoperta dei segreti del movimento attraverso tante piccole sculture meccaniche.
Uomini e animali in carta, legno e metallo vi illustreranno in maniera divertente come funzionano le leggi della meccanica. E potrete costruire il vostro automa! Al Museo dei bambini Explora, fino al 22 Aprile
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4 Aprile 2002 |
Corriere della Sera
Incontri – Malcolm Brook
Incontro con uno dei più importanti ed apprezzati costruttori di "Automata", la mostra attualmente in corso ad Explora. Explora Museo dei Bambini, Via Flaminia 80, Roma
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26 Marzo 2002 |
La Repubblica
EXPLORA - Sculture meccaniche: tecnosegreti in mostra di Francesca Alliata Bonnier
Piccole sculture meccaniche crescono. O meglio si svelano. Da oggi "Explora", il primo museo interattivo della capitale dedicato soprattutto ai bambini, mette in mostra segreti e virtù di curiosissime "Sculture meccaniche in movimento" grazie al contributo del comune di Roma e all'assessorato alle Politiche per l'Infanzia. Tra rivelazioni ingegneristiche e tecnoinvenzioni vedrete una collezione unica di draghi, orsi, gatti, sirene, atleti, realizzati in carta, legno e metallo da artisti di tutto il mondo e preziosamente raccolte nel tempo da Guido Accascina e Marina Gigli, costruttori di aquiloni e giocoleria e fondatori del "Modern Automata Museum" di Montopoli in Sabina. Ma il divertimento esplode alla fine dell'affascinante percorso di cubi che ospitano i cinquanta e oltre automata, quando ogni bimbo potrà costruire la sua scultura meccanica nel laboratorio: il museo infatti nel costo del biglietto (6 euro) offre il materiale necessario, nonché l'aiuto della guida, per cimentarsi nella realizzazione del proprio automata. Firmato da voi e portato a casa. "Explora", via Flaminia 80,063613776. Fino al 22 aprile. Orario visite guidate: martedìvenerdì alle 9.30, 11.30, 15 e 17; sabato e festivi 10, 12, 15 e 17.
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26 Marzo 2002 |
Il Manifesto
Il segreto del Movimento
Explora – Il Museo dei Bambini – Via Flaminia 80 All’interno del Museo interattivo costruito per i più piccoli, una mostra nata per raccontare il segreto del movimento, e composta da piccole sculture meccaniche realizzate in carta, lego e metallo da artisti di tutto il mondo. Fino al 22 Aprile
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25-Marzo-2002 |
Explora – Il Museo dei Bambini di Roma - Comunicato stampa
Il segreto del movimento: Sculture meccaniche ad Explora
dal 26 marzo al 22 aprile 2002.
EXPLORA, il museo interattivo realizzato soprattutto per bambini curiosi di scoprire la realtà e il meccanismo delle cose, propone una mostra per raccontare il segreto del movimento. La mostra di automatismi esposta ad Explora, grazie al contributo del Comune di ROMA, Assessorato alle Politiche per Infanzia, rappresentato dall' Assessore Pamela Pantano, è una collezione unica: queste piccole sculture meccaniche sono realizzate in carta, legno e metallo da artisti di tutto il mondo, dal Giappone agli Stati Uniti, dalla Francia al Canada, dalla Germania alla Gran Bretagna. Ciascun automata può essere definito come "una piccola visione artistica del mondo", nella realtà e nella fantasia. L'uomo e l'animale, protagonisti di questa mostra, sono rappresentati con arte e ironia. Le invenzioni ingegneristiche che consentono il movìmento di queste piccole sculture stimolano alla conoscenza meccanica e invitano a cimentarsi con la costruzione di un proprio automa. PIANO DELLA MOSTRA Al primo piano di museo è allestito un percorso formato da cubi in legno e plexiglas che ospitano una cinquantina di automata. Il pubblico può muoversi liberamente in questo spazio, sperimentare e osservare i meccanismi, confrontandoli tra loro. IL LABORATORIO DI EXPLORA sarà offerto ai bambini in visita con i genitori, durante il fine settimana e ai gruppi scuola durante i turni della mattina, dal martedì al venerdì. A tutti ì visitatori del museo saranno messi a disposizione i materiali necessari per cimentarsi nella costruzione di un automata. In linea con la filosofia di Explora - "imparare facendo" - gli animatori guideranno i piccoli artisti inventori aiutandoli a progettare e realizzare una scultura meccanica.
INGRESSO alla mostra incluso nel biglietto del Museo Bambini € 6, Adulti € 5, Scuole e Gruppi € 5
ORARIO inizio visita: Mart-Ven. 9:30, 11:30, 15:00, 17:00
Daniela Vaturi
Explora Museo dei Bambini scarl onlus
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Aprile 2002 |
Io Donna
Il segreto del Movimento A cura di Nicoletta Pennati
Il cammello si muove lentamente. con la tipica andatura sinuosa. Un'orchestra suona, a richiesta, musiche allegre e vivaci. Un gatto si esibisce in un numero da giocoliere con una serie di palline. Sono soItanto alcune delle circa 200 sculture meccaniche esposte fino al 22 aprile nella mostra Il segreto del movimento all’interno di Explora, il Museo dei bambini di Roma. Realizzate in carta, legno o metallo da artisti italiani e stranieri rappresentano, con arte e ironia, uomini, animali, figure fantastiche. Tutte possono essere toccate e fatte muovere dal visitatori grazie al loro meccanismi. lnterattività è infatti la parola d'Ordine di Explora, museo privato non profit, nato per offrire al bambini un modo diverso e divertente di apprendere, anche creando, come in questo caso, sculture meccaniche originali nel laboratorio didattico. lnfo: tel. 06136005488; www.mdbr.lt.
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23 Marzo 2002 |
Il Tempo
Mostra di sculture meccaniche ad Explora: Segreti in movimento
di Marco Salustri
Una piccola visione del mondo in un semplice giro di manovella. Così possono essere definite piccole sculture meccaniche chiamate "automata" con cui si misurano un ristrettissimo gruppo di artisti.
In tutto il mondo non sono più di 20 gli esperti che costruiscono le piccole sculture meccaniche realizzate in carta, legno e metallo, dotate di un sensore che aziona il movimento e di una parte meccanica a vista che ne mostra il funzionamento.
Una raccolta di queste ironiche invenzioni ingegneristiche è in mostra da ieri ( e fino al 22 aprile prossimo) ad Explora, il Museo dei Bambini, a due passi da Piazzale Flaminio.
Provengono dal Modern Automata Museum di Montopolì Sabina, i piccoli protagonisti di questa collezione, che Guido Accascina, Marina Gigli e Luca de Pascalis, costruttori di aquiloni e giocoleria, hanno aperto negli anni '80 per esporre opere di artisti inglesi come Spooner, tedeschi come Ruffler e giapponesi come Saka.
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2 Dicembre 2001 |
Il Messaggero
Inaugurazione - Montopoli, cento opere in mostra al Modero Automata Museum di Samuele Annibaldi
Sarà inaugurato, questa mattina, alle ore 11, a Montopoli, il Modern Automata Muuseum. Gli Automata sono piccole sculture meccaniche, realizzate in carta, legno o metallo, che. vengono messe in movimento dai visitatori. E' un modello unico in Italia, c'è qualcosa di simile solo in Inghilterra. Il museo raccoglie circa 200 Automata, realizzati da artisti giapponesi, statunitensi, tedeschi, inglesi, francesi, canadesi, sudamericani ed italiani. Un centinaio di opere sono esposte in modo permanente nel museo di Montopoli, mentre l'altra metà della raccolta è un museo itinerante, in tour, presso le strutture pubbliche e private, che ne facciano richiesta. Il museo che si inaugura questa mattina, organizza anche visite guidate, corsi per la costruzione di Automata, indirizzati a ragazzi e ad adulti, tenuti da artisti e produce materiali didattici, video e libri. Il luogo dove sorge il museo è parte della struttura del piccolo castello di Vezzano, del XIX secolo dopo Cristo. Si trova a Montopoli, in via Case Nuove n. 7. Gli orari che osserverà il museo saranno dal lunedì al venerdì: 9-13 e 14-17. Il sabato e la domenica visite solo su prenotazione. "E' un museo riconosciuto a livello regionale - dice il direttore, ingegner Guido Accascina - in Europa è uno dei pochi esempi di museo meccanico". Il Modern Automata Museum è a disposizione, per informazioni, ai numeri di telefono: 0765/279821 oppure 0765/279559. Ulteriori informazioni dal sito Interrnet www.modernautomataamuseum.com.
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18 Novembre 2001 |
La Repubblica
Montopoli di Sabina - In mostra piccole sculture meccaniche: dal cammello all'orchestrina di legno (G.V.)
È un autentico gioiello quello che si inaugura oggi a Montopoli di Sabina, 40 chilometri a Nord di Roma: si chiama "Modern Automata Museum" e raccoglie - come dice il nome stesso - una serie di automata, piccole sculture meccaniche in carta, legno o metallo, che vengono messe in movimento dai visitatori. Il Museo ne mostra circa 200, realizzati da artisti italiani e stranieri, fra cui giapponesi, americani, tedeschi, francesi. Tra questi, un simulatore di cammello, che riproduce l'andatura lenta e sinuosa del quadrupede con le gobbe; l'orchestrina in legno che suona musica dal vivo; il volo di Icaro e il gatto giocoliere. Paragonabili agli Aikù Giapponesi, gli automata moderni sono «una piccola visione del mondo in un giro di manovella». L'ironia che li ispira, unita alle invenzioni meccaniche che ne consentono il movimento, suscitano un interesse artistico e uno stimolo "ingegneristico" che spesso induce il desiderio di cimentarsi con la costruzione di un proprio automata. Il Museo, ricavato nel piccolo Castello di Vezzano (IX secolo d.C), organizza visite guidate e corsi di "costruzione". Per arrivare: uscita Fiano Romano, Passo Corese, Montopoli. Info: dal lunedì al venerdì, 9-13, 14-17; sabato e domenica su appuntamento; tel. 0765.279821 (www.modernautomatamuseum.com ).
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4 Aprile 2000 |
Corriere di Rieti
Alivola, il cielo in una stanza di Antonio Fragassi
La camera dei segreti di Harry Potter è poca cosa rispetto a quella di Guido Accascina, che ha messo il cielo in una stanza con i suoi aquiloni. In quel di Montòpoli, l'ingegnere di Palermo ha reaIizzato il sogno di una vita: creare cose geniali continuando a giocare, a 5O anni, e regalando sorrisi a bambini e adulti. Ha cominciato con gli aquiloni (l'azienda si chiama appunto Alivola), poi si è inventato gli automata (piccole sculture meccaniche), e ancora un negozio con mille diavolerie, tutto l'occorrente per i giocolieri del circo. Accascina, tipo apparentemente distaccato, è in realtà una miniera di idee con il raro dono di unire la concretezza dell'ingegnere alla genialità del creativo, all'insegna del gioco che è il leit-motiv della sua vita. «Sono partito da Palermo - racconta - dove mia madre aveva un negozio di giocattoli. Gli aquiloni doveva comprarli all'estero, fin quando mi chiese perché io, che avevo finto gli studi in ingegneria, non provavo a costruirne qualcuno. Nell'81, insieme ad alcuni amici presentai il primo modello e nel giro di sei mesi la passione era diventata amore; ma la vera svolta c'è stata con l'arrivo a Roma negli anni Ottanta: nell'87, facendo un giro in moto in provincia all'Abbazia di Farfa, vidi il cartello. "Vendesi" di una casa posta su una collinetta, in una zona che mi piaceva molto per la tranquillità e il panorama che scopriva. Con mia moglìe Marina decisi di acquistarla e qui dove siamo abbiamo ristrutturato casa e ricavato ì locali per i laboratori, il resto è arrivato da sé». Ormai la sua vita si divide tra casa e bottega e per nulla al mondo Accascina rinuncerebbe à questo paradiso dei giochi. «Mi piacerebbe insegnare ai ragazzi come si costruisce un aquilone - scherza -se il presidente Ciampi dà uno stipendio fisso al sottoscritto e a mia moglie, sono disposto a mollare tutto. Non voglio espandere ulteriormente l'attività, anche perché se lo facessi, dovrei lasciare Montopoli e andare in una zona artigianale o industriale,,non fa per me. Certo,qui non c'è il mare e il mare di Mondello mi manca, eccome». Volare con i piedi per terra è quasi una filosofia di vita: «Sa, non è facile come sembra costruire aquiloni – spiega - io sono ingegnere ed i conti devono tornare, per questo ci vuole studio e pazienza, ogni segmento dell'aquilone deve essere messo al posto giusto, altrimenti non funziona». A Montopoli,con lui che cura l'organizzazione, lavorano la moglie Marina (progettazione e taglio), Aldo (amministrazione), Angelo (spedizioni) , e Giuseppina (sarta). Dall'inizio a oggi, la '''produzione'' di Alivola ,è passata dalle semplici losanghe per bambini agli aquiloni "professionali" per adulti, fino agli spinnaker per i surf, da 8 a 20 metri a seconda della forza del vento. Il materiale più usato è il Ripstop Nylon, 42 grammi di peso e una grande resistenza. «Una bella spinta - aggiunge - l'ha data il sito internet, attivo da quattro anni, ma più in termini di visibilità che di fatturato. Con il catalogo on line (è appena uscito quello 2003/2004 ndr) abbiamo una vetrina in più, ma il nostro mercato è essenzialmente in Italia, pur essendo in ottimi rapporti con l'estero, ìn particolare con un’azienda francese». Nell'economia della wunderkammer di Montopoli, una voce importante ce l'ha il negozio di "giocoleria", che ha fornito,anche i circhi delle famiglie Orfei e Togni. Un fatturato ,che cresce costantemente del 10-15% ogni anno, a ritmi più vertiginosi cresce la voglia dell'ingegnere di mettere in pratica altri progetti, il prossimo è già in volo. I Progetti In "Mr. Hula Hop", il sogno di Tim Robbins, protagonista del film dei fratelli Cohen, era quello di "inventare qualcosa per i bambini". Mutatis mutandis, è lo stesso sogno di Guido Accascina, che ha cominciato con gli aquiloni e gli automata, ma vorrebbe fare un altro regalo ai più piccoli. «Ci piacerebbe - rivela - realizzare un museo vero e proprio dove accogliere le scolaresche per svelare i nostri segreti, ma servirebbe una sede molto più grande di quella che abbiamo, non è possibile accogli ere centinaia di ragazzi in uno spazio risicato come questo. Con le scuole puntiamo a un progetto organico che dovrebbe coinvolgere a turno tutte le realtà della Sabina. Per questo occorre una sensibilità maggiore. Pensate che quando abbiamo inaugurato il museo degli automata, il presidente della Repubblica Ciampi chiamò per scusarsi di non poter intervenire, mentre i politici locali non si fecero vedere ... ». In attesa delle scuole, l'ingegnere tira fuori un'altra idea meravigliosa: «Un sogno sarebbe il museo dei pupi in versione automata, per me un ritorno alle origini sicule, un modo antico ma sempre bello per divertire i bambini insegnandogli la storia». La novità Automata, microsculture in movimento Una mostra per aiutare Emergency A come Accascina, aquiloni e automata. Questa è la parola magica che indica le sculture meccaniche, in legno o carta, di piccole dimensioni, che l'ingegnere panormita ha raccolto in un museo a Montopoli (uno dei due al mondo, l'altro è a Yokohama, in Giappone), alcune realizzate da lui stesso, molte da artisti stranieri, in tutto un centinaio di pezzi. «Basta un semplice meccanismo azionato da un pulsante - rivela Accascina - e la macchina si mette in moto. Una tecnica, perfezionata vent'anni fa dall'inglese Peter Markey». Nel mini museo sono riprodotte situazioni della vita di tutti i giorni ispirate a temi di grande respiro. «La filosofia che sta alla base degli automata è la fusione fra la parte razionale, in basso, che muove tutto, e quella spirituale, che sta in alto». Inaugurato il museo il 18 novembre 2001, Accascina, con la guerra alle porte, ha ideato una sezione sul tema della pace. «La mostra è diventata itinerante, conclude - è stata in Germania a Schloss Neuenburg, nella Foresta Nera, a Brema e in Francia, a Nancy». Il ricavato andrà ad Emergency, per sostenere l'opera del chirurgo Gino Strada al servizio dei feriti di guerra.
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